DORGALESA DA 12 TATANO SPANU
DORGALESA TATANO SPANU CON LAMA DI 12 CM</p>
<p>Dorgali Coltelli, una passione di famiglia.
Coltelli, una passione di famiglia. Per i produttori dorgalesi di “leppas” l’arte e la creatività nella realizzazione delle lame tipiche è eredità degli avi. Sfogliando il libro genealogico della famiglia Spanu si scopre tziu
Antoni, già figlio di fabbro, padre di tziu
Tatanu, a sua volta padre di Luciano e Tonino e nonno di Claudio. Sono i protagonisti di questo breve viaggio dentro il mondo delle “leppas”. Tziu Tatanu, mito della coltelleria sarda, è scomparso ma Luciano continua l’arte paterna così come il fratello Tonino e il giovane Claudio. Un ragazzo di 26 anni con laboratorio a pochi metri da via Lamarmora. «Ho iniziato a 13 anni. Osservavo nonno lavorare, gli davo una mano. Non mi ha mai detto “adesso ti insegno” spiega il più giovane della famiglia ho iniziato da solo e lui mi dava consigli». Preziosi suggerimenti che il ragazzo ha memorizzato e fatto suoi. «Ho iniziato a vendere i miei primi coltelli a 20 anni, dopo il liceo. Adesso sono in regola e spero nei finanziamenti per migliorare il laboratorio. Per le vendite preferisco il cliente che entra in laboratorio: vede personalmente il lavoro. Conosce così le diverse fasi e apprezza maggiormente il prodotto. Nei negozi invece vendo qualcosa in Costa Smeralda. Si lavora soprattutto d’estate con i turisti».
La bella stagione porta turisti e clienti. «A volte vengono i tedeschi con una guida dove c’è il mio nome. Si lavora soprattutto grazie ai turisti dice Luciano Spanu, zio di Claudio partecipo anche alle mostre. Ho iniziato con mio padre che era fabbro e costruiva i coltelli per le richieste del paese, poi i contatti con l’Isola. Ha affinato la tecnica, il gusto estetico ed è diventato famoso partecipando a esposizioni a Firenze, Milano e in tante altre città».
«Per la materia prima si utilizzano l’acciaio, l’ottone e le corna di montone, muflone e cervo adatte per la produzione artigianale. L’industrializzazione rovinerebbe la produzione». Filosofia sposata in pieno dal nipote. «Faccio uno per uno anche i chiodini di ottone». Levi Pira è un altro famoso artista delle lame: le sue opere sono ricercatissime dai collezionisti. «Non depet essere bellu de badas». È la massima che si traduce con “il coltello non deve essere solo bello ma anche funzionale.” Dichiarazione stampata nel bel libro di Pier Giorgio Gometz che racconta i lavori di questo ragazzo con laboratorio vicino alla circonvallazione a valle, dove forgia coltelli che si rifanno alla tradizione spagnola. Gometz è uno scultore molto conosciuto ma non disdegna, con ottimi risultati, l’attività di scrittore. Specializzato in artigianato sardo è dorgalese, ma ha la residenza a Cagliari, ed è autore del capitolo sulla Sardegna nel libro Coltelli d’Italia.
Ha inoltre pubblicato Prendas e Gioielli di Sardegna
. La sua ultima fatica editoriale è Coltelli di Sardegna. Strumenti, simboli e leggende d ‘ una antica civiltà.
(Edizioni della Torre). Un libro patinato, corredato dalle fotografie d’autore di Paolo Cherenti, che ricostruisce la storia del coltello in Sardegna. Una narrazione ricca di curiosità: il coltello non si regalava perché oggetto di malaugurio, i giovani dovevano procurarselo rubandolo. Questo spiega l’estrema attenzione durante gli spuntini per il destino della propria leppa.
Tante altre notizie simpatiche animano le 140 pagine dedicate alla preistoria e alle prime lame in ossidiana, al simbolismo del coltello nella civiltà pastorale, alle evoluzioni moderne e alle tradizioni artigianali di Pattada, Santulussurgiu, Arbus e Guspini, Gavoi, Bonorva e naturalmente Dorgali.
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